L’umidità nelle costruzioni è stata una presenza frequente, sgradevole ed antica più o meno come la storia delle abitazioni umane e il problema del controllo e della sua eliminazione o allontanamento dalle murature è sempre stato uno dei punti nodali nella manutenzione degli edifici.

Nel 14° capitolo del “Leviticon” (*1), citato nel classico testo “Risanamento dei locali umidi” (*2), sono riportate le “prescrizioni di buon senso” per evitare o ridurre l’insorgere del problema “umidità”.
Erodoto, nel 420 a.C., riferisce, lamentandosene, della presenza di strisce bianche e macchie di umidità, visibili sulle murature e sugli intonaci dei templi greci.

Solo tra il 1800 e il 1900 alcuni studiosi di “faccende edili”, si sono cimentati in indagini serie alla ricerca di soluzioni al problema dell’umidità nelle costruzioni e con l’avvento dell’industrializzazione le cose hanno iniziato a migliorare.

Di seguito citiamo tre esempi diversi di tecnologie, che possiamo definire di “interesse storico”, rivolti alla “ricerca della possibile soluzione al problema” applicati in centinaia di edifici, che se non hanno risolto a pieno i fenomeni suddetti hanno certamente tracciato la strada all’impiego di nuove tecnologie e di prodotti innovativi.

(*1) Terzo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana, composto da 27 capitoli, scritti in ebraico, contenenti leggi religiose e sociali, ad uso dei sacerdoti e dei leviti (circa 1200 a.C.).
(*2) “Risanamento dei locali umidi” degli ingegneri Giovanni ed Ippolito Massari, edito nei primi anni 80 da Hoepli.

Sifone drenante Knapen (sistema del sifone atmosferico)

La tecnica dei sifoni drenanti di Knapen, dal nome dell’inventore che per primo li sperimentò (Achille Knapen agli inizi del 1.900) conosciuta anche come sistema del “sifone atmosferico”, si basa sul principio che le murature umide possano asciugarsi aumentando l’aerazione e la circolazione d’aria al loro interno.

I sifoni Knapen sono manufatti realizzati, originariamente, in terracotta porosa e costituiti da elementi cilindrici o prismatici cavi, lunghi tra i 10 e i 50 cm., dotati di foro interno longitudinale cieco dal diametro di circa 3 cm. Nel tempo sono stati prodotti in varie geometrie, a sezione triangolare, esagonale e in diverse altre forme e con diversi materiali, come l’acciaio inox e la plastica.

Secondo Knapen, l’aria esterna, più asciutta e più leggera, entra all’interno del sifone sostituendosi all’aria umida interna, più pesante, che viene espulsa dalla muratura. Questo ricambio di aria, all’interno del sifone, dovrebbe generare, inoltre, un aumento di evaporazione all’interno del muro.

Nonostante il sistema risulti veloce, economico, non necessiti di installatori professionisti e può essere applicata col metodo “fai da te”, non si è mai riusciti a dimostrare pienamente il suo effetto positivo e benefico sulle murature.

Scannafosso

Lo scannafosso (detto anche intercapedine sotterranea ventilata o cavedio) è un corridoio sotterraneo, costruito esternamente al perimetro dell’edifico per separare il terreno dalle fondazioni e far circolare l’aria in ingresso dalle griglie inserite alla sua sommità, favorendo in questo modo l’espulsione dell’umidità sotterranea.

Allo stesso tempo si migliora la luminosità nei locali interrati, favorendo il posizionamento di cavidotti e impianti vari.

E’ certamente un ottimo modo per allontanare il terreno e e l’umidità che esso trasporta dal muro perimetrale, ma spesso non è realizzabile e, quando realizzabile, ha un costo molto elevato per la sua fabbricazione senza alcuna certezza di eliminare il problema della risalita capillare dalle fondazioni.

Taglio meccanico dei muri al di sopra del marciapiede

Il procedimento del taglio meccanico dei muri consiste, letteralmente, in un’operazione di taglio di tutta la sezione muraria poco al di sopra del marciapiede. Questa operazione va a isolare interamente la muratura dal resto della struttura portante posta al di sotto del piano di calpestio. Si effettua con una speciale sega diamantata circolare che arriva ad una profondità pari allo spessore totale della muratura, a cui segue l’inserimento forzato di uno specifico isolante nello spazio creatosi (di solito si tratta di acciaio non corrodibile o di lastre resinose dotate di alta resistenza alla compressione).

I chiari vantaggi di questo metodo si riscontrano quindi nella netta barriera che viene creata in modo tale da difendere fisicamente la struttura dall’umidità di risalita, con materiali di sbarramento parecchio resistenti all’usura ed efficaci anche contro qualsiasi tipo di sale.

Bisogna però tener conto dell’invasività del metodo, non solo inquinante e rumoroso, ma anche costoso, e dalle elevate tempistiche di intervento, e per il quale sono necessarie speciali strumentazioni e maestranze appositamente qualificate.

In più, la tecnica risulta di difficile applicazione in caso di murature con elevati spessori, se non impossibile per locali interrati, seminterrati o con muri contro-terra. Il taglio, inoltre, rappresenta un vero e proprio trauma per tutta la struttura e può compromettere, se male realizzata, l’estetica della muratura e la staticità dei manufatti, problema particolarmente rilevante in aree a rischio sismico. Il rischio di cedimenti parziali è molto alto, soprattutto se si tratta di murature a sacco, così come quello di lesioni e distacchi degli intonaci dovuti alle vibrazioni di taglio; in più, c’è la concreta possibilità di danneggiare gli elementi sottotraccia quali l’impianto elettrico o quello idrico.